L’affascinante storia dei pirati di Ibiza
A partire dalla riconquista cristiana del XIII secolo, pirati turchi e berberi assediarono senza pietà le coste di Ibiza. All’ingresso del porto di Ibiza si trova un piccolo obelisco che rende omaggio ai corsari: unico monumento al mondo (con la statua di Sir Francis Drake a Plymouth) che commemora le avventure dei corsari e delle loro gesta in difesa dei territorio.
Ibiza è definita in diversi modi: l'”isola bianca” per le case e gli edifici di calce bianca, l'”isola punica”, per essere stata punto strategico nelle antiche rotte commerciali del Mediterraneo, l'”isola che non dorme mai”, per la conosciutissima vita notturna…ma in realtà, la definizione che le calza a pennello è quella di l'”isola dei pirati”. Molto della tradizione, dei monumenti, della cucina e dei profumi di antichi amori proviene infatti da un triste passato di pirateria.
Sebbene l’arcipelago intero sia stato terra di conquista sin dai tempi antichi, fu a partire dal XIII secolo che Ibiza fu un’isola assediata da pirati e filibustieri, da quando i cristiani del Regno d’Aragona, agli ordini di Jaime I Il Conquistatore, espulsarono i musulmani da Madina Yabisa (Ibiza). A partire da quel momento la “Perla del Mediterraneo”, com’era allora conosciuta Ibiza, si convertì in obiettivo strategico per i pirati arabi. Sciabecchi turchi e berberi arrivavano improvvisamente, gettavano l’ancora davanti ad una delle numerose cale dell’isola e saccheggiavano senza pietà paesi e fattorie. Per i pirati, attaccare le Pitiuse era un gioco da ragazzi, data la scarsa o nulla capacità difensiva dei nativi, che uscivano dai loro nascondigli quando i barbari nordafricani abbandonavano l’isola. Il bottino che offriva Ibiza era modesto: animali domestici, grano e prodotti agricoli, quindi il bene di maggior valore che i pirati poteva portarsi via erano le persone, che poi vendevano come schiavi nei palazzi e nei campi di lavoro del Maghreb.
Per questo la società dell’epoca viveva in costante timore e sempre cercando nuovi sistemi di difesa, in particolare lungo la costa e nei territori interni più isolati. Le costruzioni che si eressero non impedivano, di fatto, i saccheggi, ma servivano ad allertare la popolazione, che aveva così tempo sufficiente per cercare riparo. Buona parte dei monumenti che oggi ammiriamo nell’isola sono vincolati direttamente o indirettamente, all’epoca dei pirati, come accade con alcuni toponimi. S’Illa des Penjats, ad esempio, significa “isola degli impiccati”, perchè era qui che si impiccavano i pirati, come monito per futuri assalitori.
I temibili corsari di Ibiza
Durante il Medio Evo il porto di Ibiza rappresentò un punto strategico per i commerci nel Mediterraneo. Le golette pitiuse commercializzavano con i principali porti del Mediterraneo, sia della Penisola Iberica, che delle coste francese o la italiana, fino alle terre di Galizia. I pirati turchi ed algerini non solo attaccavano paesi e campagne, ma davano la caccia alle imbarcazioni che, da Ibiza, partivano cariche di prodotti preziosi: sale, olio, fichi e mandorle. Stanchi di tanti attacchi e tante perdite gli ibizenchi passarono all’attacco. Si ha testimonianza, a partire dal XIV secolo di ¡mbarcazioni ibizanche, finanziate da impresari locali, che proteggevano le rotte commerciali assaltando le imbarcazioni nemiche procedenti dalle coste africane. I pirati delle pitiuse, con permesso della corona di Spagna, potevano attaccare qualunque imbarcazione e porto nemici, dovendo poi consegnare alle casse reali la quinta parte del bottino. La strategia funzionò, ed i pirati berberi, turchi e britannici iniziarono a temere gli attacchi selvaggi dei corsari ibizenchi, famosi per la loro temerarietà. Si trattava infatti di piccoli sciabecchi, leggeri e rapidi che lanciavano ai nemici delle proiettili infuocati pieni di polvere da sparo. Per la prima volta gli ibizenchi, invece di essere catturati e venduti in terre africane, ebbero schiavi propri, che fecero lavorare per lo più nelle saline.
Il più famoso dei corsari ibizenchi fu Antonio Riquer Arabí, che attaccò e vinse oltre un centinaio di navi nemiche. La sua avventura più famosa fu la cattura del Felicity, un’imbarcazione di Gibilterra, superiore per artiglieria e agli ordini del famoso Miguel Novelli, conosciuto come Il Papa. La splendida battaglia si tenne di fronte alle coste di Ibiza nel 1806.